mercoledì 27 luglio 2016

garmintrioseries - triathlon sprint senigallia


questa volta sono pronto e so cosa mi aspetta, ma ogni gara è una storia diversa

sono più agitato del solito, ho bisogno della musica per rimanere calmo, ho il battito alto

la giornata è magnifica, il mare è una tavola, sono in zona cambio preparo le mie cose e ripasso i movimenti che dovrò fare una volta uscito dall'acqua.

ci siamo, sfilano le batterie prima della mia, è il mio secondo triathlon, ho capito che è meglio partire in posizione defilata per evitare di essere travolto, per rimontare qualche posizione c'è sempre tempo.

start, si corre sull'acqua, questa volta senza muta, sono a mio agio, zero agitazione, sento la presa dell'acqua sotto le mani, sono nella mischia, sono tranquillo, nuoto, ho la percezione di andare veloce, bene, guardo le boe, una virata dopo l'altra, uscita dall'acqua, 13 minuti, mio record personale, dicevo che andavo veloce, le gambe non girano, devo arrivare in zona cambio.

casco, occhiali, scarpe, corro con la bici al mio fianco fino alla linea di fine zona cambio, in sella, giù le marce, adesso ci spariamo 20km come se non ci fosse un domani.

scia ammessa, ma mi piace tirare, la bici viaggia veloce, la strada sale sempre, poco, ma sempre, il passo arriva, chiudo la frazione di bici con i miei 37 di media.

bici sulla rastrelliera, cambio di scarpe, ho messo i lacci elastici per evitare di perdere tempo ad allacciare, si corre, primi passi a 4:40, buono, adesso devo solo mantenerlo.

5km di corsa, gambe meno imballate dell'ultima volta, riesco a confermare km dopo km il mio 4:40, provo a spingere, ne ho ancora, arrivo al traguardo, sono a metà classifica, ho ancora energie, la prossima volta spingerò di più, devo ancora capire fino a che punto il fisico può assecondare la mente,
grazie garmin, ormai sono rapito dalla multi disciplina, al prossimo triatlon!












La mia valorosa 2016 - la pioggia, come tutte le difficoltà, la noti solo quando distogli l'attenzione dall'obiettivo.


Lavalorosa è entrata di diritto tra i  mie appuntamenti annuali di rilievo.

quest’anno mi sono goduto la festa del giorno prima, bancarelle d’epoca, bici, vestiario, pezzi di ricambio, avrei comprato tutto, ma ho volutamente lasciato il portafogli a casa!

competizione, garmin, cadenza, strava, medie, sono parole prive d’importanza, oggi si festeggia l’anima più pura del ciclismo, la condivisione, la voglia di esserci.

la divisa e la viner del 1986 di mio padre attendono questo appuntamento per sgranchirsi e prendere aria.

arrivo di prima mattina, la piazza è gremita, auto con sportelli aperti , spille da balia per il numero sulla schiena, si sfoggiano telai in acciaio, ruote a basso profilo e completi di lana.

piove, mentre raggiungo la piazza mi dicono, che peccato questa pioggia vi rovinerà la giornata, ma guardi che noi siamo valorosi, checcefrega!

si parte ad andatura controllata, bastano le prime lievi salite per capire che si pedala su qualcosa che richiede rispetto e si devono prendere le misure coi rapporti, freni, guidabilità !

foto di gruppo al museo del balì, si riparte, gruppo compatto, primo mega ristoro in piazza a fossombrone, piove.

si procede verso il furlo, la pioggia è ormai parte della giornata non ci faccio più caso, sono più concentrato a far star la bici in strada, le misure le ho prese, in pianura si viaggia veloce, la velocità percepita è mostruosamente più alta di quella reale.

si arriva al secondo mega ristoro, si appoggiano le bici sotto gli alberi, si cerca un riparo, ma ormai siamo zuppi, si mangia, si attende che il gruppo si ricompatti e si riparte insieme

siamo al giro di boa, l’arrivo è al ristorante la greppia, la strada è lineare, mi diverto a spingere la bici oltre quanto dovrei, saranno i rapporti disumani ma le salitelle finiscono presto ed i quadricipiti sono in fiamme

gli incroci sono stoicamente presidiati da persone eccezionali , ringrazio ogni presidiante e punto verso la greppia.

i freni, pigri sull’asciutto, col bagnato oggi non assolvono alla loro funzione, il cambio genera rumoracci, speso cambia marcia in automatico, decide lui, posso solo adeguarmi e richiedere uno sforzo ulteriore alle gambe.

ultimi tratti ecco le  rastrelliere, musica dal vivo e buffet pazzesco, sarà pure la decima tappa del giro d’Italia, ma è anche un giro di tavola senza eguali.

organizzazione maestosa, non può filare tutto liscio, sotto una pioggia battente, non prevista dal nessun meteo, se alla base non ci sono mesi di preparazione, autorizzazioni, segnaletica, scorta, ristori, volontari, pachi gara.

oggi ho pedalato per oltre 75km su una bici di trenta anni fa , mi sento un valoroso anche per le condizioni avverse che hanno reso ancora più unica questa giornata, ma i veri valorosi sono gli organizzatori.
grazie di cuore, ci vediamo il prossimo anno, il giorno prima farò digiuno!
















photo by Laura Sandri

photo by Laura Sandri

giovedì 12 maggio 2016

Gli obiettivi sono sogni con una scadenza : il mio primo triatlon sprint, Challenge Rimini, #wearetriathlon.


Sabato 7 maggio, ore 6:00, gambe e braccia depilate, sacca pronta, solita colazione, questa volta però non è la solita granfondo, in macchina non carico solo la bici, ho con me la muta e le scarpe da corsa.
A14 deserta, direzione Rimini, il mio primo triathlon sprint, al Chalenge di Rimini.
Lavorando tutti i sabati e quasi tutte le domeniche, la mia partecipazione alle granfondo in bici è ormai quasi nulla.
Mattina presto corsa, a volte in pausa pranzo piscina, la bici è la più trascurata, ma è la parte che mi preoccupa di meno.
750mt nuoto in mare, 20km in bici, 5km di corsa, questi i numeri del triatlon sprint.
Sono pronto, ma non ho idea di cosa mi aspetta.
Zona cambio studiata su youtube, preparazione materiali e transizioni provate solo nella mia testa.
Arrivo, scarico la bici e raggiungo zaino in spalla la zona cambio sul lungomare.
Atmosfera bellissima, giornata magnifica, gran movimento di atleti, super fisici, bici pazzesche e ruote ad alto profilo, deejayset a palla, mi piace essere qui ed ora.
Mi scrivono col pennarello il mio numero di pettorale sul braccio sinistro e sulla gamba destra, è già una soddisfazione.
Rastrelliera, mi guardo intorno e faccio quello che fanno gli altri, aggancio la bici, ripongo i materiali alla sinistra della ruota anteriore, casco e pettorale agganciato sul manubrio, scarpe da bici in terra slacciate, e dietro, le scarpe da corsa, un gel, una barretta, la borraccia, è tutto pronto, la mia postazione sarà li ad attendermi all'uscita dall'acqua.
Metto la muta, mi dirigo in spiaggia ed aspetto la mia batteria, l’ultima.
C’è fermento, devo partire in posizione defilata per evitare problemi.
E' giunto il mio turno, passo sul tappeto, il chip che ho agganciato alla caviglia bippa, sono dentro, questo è il punto di non ritorno.
Raggiungo la linea di partenza in attesa dello start, ho i piedi sulla linea bianca, la posizione defilata è già stata dimenticata.
Start, si corre veloci, dietro ho una griglia che spinge, sento il fiato sul collo.
Corro fino a quando l’altezza dell’acqua me lo permette, ci siamo, mi tuffo, freddo, parecchio, acqua salata in gola, una tonnara, pazzesco, brutta sensazione, visibilità nulla, devo stare attento a non prendere calci da quelli davanti, dal fianco  arrivano bracciate, non sono preparato alla bagarre, tiro fuori la testa per orientarmi, provo a prendere il mio ritmo, mi concentro sul gesto, bracciata e respiro, bevo, bracciata e respiro, bevo, che casino, penso, rimani tranquillo, tra poco prendi la bici e poi corri, col cazzo che molli adesso.
Ci siamo, secondo giro di boa, si vede la spiaggia, altre bracciate, mi alzo, fermo il garmin, segna 16 minuti, buono, non avevo nessuna percezione di come stessi andando, sono soddisfatto, mi gira la testa.
Corsa lenta dalla spiaggia verso la zona cambio, sono scalzo, ma non sento sabbia, mattonato, niente, sono concentrato.
Inizio a sfilarmi la muta, arrivo alla rastrelliera, mi siedo in terra, metto calze e scarpe da bici, indosso il numero di pettorale sulla schiena e corro con la bici a mano fino alla fine della zona cambio.
Linea gialla, in sella, il freddo e l’acqua salata sono già un ricordo, adesso manubrio stretto,  testa bassa e produciamo endorfine.
Sono a mio agio, giù marce, agilità, sono a palla, raggiungo un gruppetto che viaggia veloce, mi accodo, rifiato, ci diamo il cambio, siamo sempre sui 40 orari, primo giro completato.
Il gruppo si sfalda, alcuni rientrano, era il loro ultimo giro, provo a mantenere la velocità in solitaria, scoppio poco dopo.
Vengo raggiunto da un altro gruppo, si accodano, si riparte col valzer dei cambi, i tre giri di bici passano veloci, ho spinto ma non sono esausto.
Si rientra, il garmin segna 35 minuti, quasi 37 di media.
Giù dalla bici, zona cambio, via il casco, il pettorale dalla schiena passa al torace, scarpe da corsa, linea gialla, start sul garmin.
Sono gli ultimi 5km, le gambe non girano, ho i polpacci inchiodati, vado a 5min al km, niente male.
Il mio obiettivo non è raggiungere e sorpassare, penso solo a mantenere il mio passo, a fare la mia corsa, sono già soddisfatto, mi godo ogni passo, ho lo sguardo alto, sono in modalità registrazione momenti piacevoli.
Al terzo km le gambe cominciano ad andare, scendo sotto i 5min al km, il deejayset spara la musica giusta, aumento il passo, ci siamo,  giro ed imbocco il rettilineo d’arrivo, eccomi sul tappeto rosso, fermo il garmin, segna 26 minuti, lo speaker mi saluta pronunciando il mio nome e cognome, la soddisfazione per aver preso parte a questa festa pazzesca è veramente tanta.
Grazie Challenge Rimini, ci rivedremo il prossimo anno, adesso punto un altro sogno con una scadenza, sempre multi disciplina, #wearetriathlon.















lunedì 27 luglio 2015

Le mie impressioni su : La Valorosa dei Borghi del Metauro – cicloturistica d’epoca del cicloclub Calcinelli

Fino alla sera prima non sapevo se avrei preso parte alla cicloturistica d’epoca.

Domenica mattina, in piedi alle 6:00, al momento di scegliere il completino lo sguardo  cade sulla vecchia maglia di ciclismo di mio padre, conservata con gli altri completi più recenti, il pensiero alla valorosa che si sarebbe tenuta quella mattina è stato fulmineo.

Indosso la maglia anni 80, un pantaloncino nero, la fascia cardio,il garmin  al polso e sono quasi d’epoca.

La bici originale di mio padre l’ho restaurata personalmente smontando fino all’ultima sfera dei mozzi delle ruote un paio di anni fa,  una viner in acciaio con rapporti disumani, corone 42x52 e sei pignoni sulla ruota posteriore.

Una spolverata veloce, una gonfiata ai tubolari, borraccia bianca neutra, olio sulla catena, action cam montata sotto al manubrio, inforco la bici e vado vs la piazza per l’iscrizione.

Senza casco mi sento nudo, senza guanti non so stare, le gabbiette ai piedi, le marce sul tubo obliquo, i freni pigri, eppure queste erano le biciclette di una volta, giusto 20 anni fa !

Arrivo in piazza, sembriamo teatranti in attesa dell’apertura del sipario, iscrizione e  pacco gara, distribuiscono crostata, ma non siamo neanche partiti, questo lasciava presagire già qualcosa.
Compro un berretto ed un paio di guanti allo stand bici epoca, moderni ma in stile eroico, scamosciati, in  tinta con la mia maglia.

 Sono cromaticamente pronto, mi inserisco in “griglia”, moto d’epoca borbottanti, scappamenti fumanti, drone che sorvola e bicicli ottocenteschi danno il via ad un serpentone colorato e festoso.
Si procede sulla flaminia, asfalto, rettilineo, la bici dritta alla fine scorre, andatura controllata, si chiacchiera e si sbirciano le bici ed i completini dei vicini di pedalata.

Svolta per cartoceto, la strada sale, marce agili non ce ne sono, c’è poco da fare, bisogna spingere sui pedali.

Strade sconnesse, buche, prime asperità, fino all’incontro dello sterrato, follia, brecciolino, strade bianche su una bici da corsa che a fatica sta in strada sull’asfalto, sono in equilibrio sulle uova, mani sui freni, non c’è aria di competizione, si sale in silenzio, ognuno coi suoi problemi, gli unici rumori sono le grattate dei cambi che a volte si impuntano e ti costringono a scendere per continuare la salita a piedi.

Arriviamo alla prima sosta, al Balì, un bellissimo pratone che si popola piano piano che sopraggiungono tutti, il tempo di rifiatare, fare foto ed attendere che il gruppo si ricompatti e si riparte.

 Discesa, pendenze  a doppia cifra nella parte iniziale, non riesco a capire se sono più  in difficoltà sulle salite sterrate o in discesa.

I freni mordono i cerchi, ma per quanta forza  impieghi  sulle leve, la bici e come se scegliesse lei la l’andatura, si va giù a velocità  controllata ,dalla bici,  fino a che la strada spiana con pendenze normali e finalmente posso lasciarla correre .

Ho l’impressione di andare comunque sempre troppo forte per come mi sento in sella.

La sofferenza è la compagna di queste prime ore.

Arriva il primo ristoro, su un monte, e vorrei vedere a furia di salire, vista splendida,  ristoro come se fosse il pasta party finale, faccio un giro nella  trattoria  che rifornisce i tavoli, una bomboniera, ci tornerò sicuramente a cena.

Per l’occasione è stato acceso il forno a legna del borgo, escono pizze meravigliose, verrebbe voglia di rimanere tutta la giornata.

Ormai sono arrivati anche gli ultimi, spingono bici monomarcia, pesantissime, credo dei primi del 1900.

Il tempo di ricompattare il variopinto gruppo e si riparte, discesa e poi tratti vallonati, fino al prossimo sterrato.  


Ultimo strappo sterrato ed arriviamo al ristoro finale, rastrelliera per le bici, tutti in fila indiana per la medaglia al collo e la foto ricordo, una fontana, acqua in testa, sono le 12:30 il sole picchia, metto a fuoco la location, una cantina bellissima, vigne tra i prati curati, un buffet da matrimonio, musica dal vivo, ragazze in costume d’epoca, danze e gente seduta sui prati che si ristora.

Sembra di essere in un quadro vivente dell’800.

Una giornata di ciclismo senza la competizione a cui la bicicletta mi ha abituato, solo la voglia di partecipare ad una rappresentazione in maschera di un ciclismo passato per riscoprire  la fatica genuina di un tempo, l’appagamento però è più che mai  attuale e sicuramente questa sarà una manifestazione che fisserò sul calendario anno dopo anno.

questa domenica pedalando nel passato ho visto il futuro del mio ciclismo.












qualche scatto.

https://www.flickr.com/photos/valeriovannicola/sets/72157654044076544

martedì 20 maggio 2014

il quarto d'ora della mia novecolli 2014

5 novembre 2013, una mattina come le altre, non per i 12.000 che vorranno prendere il via alla novecolli del 18 maggio 2014 a cesenatico

ore 9:30 sono sull’home page, loggato col mac, eeepc acceso, carta di credito precaricata dei 60€ richiesti per l’iscrizione, ipad fisso sul thread novecolli 2014 del bdc-forum , è come essere in griglia prima della partenza, si chiacchiera, la tensione sale, si spera di non vedere i crash dei loro server come successo nella edizione precedente.
hanno alzato l’iscrizione di 10 euro, avranno potenziato i server! 
(con 120.000€ un pc ci esce! )

ci siamo ore 9:59, aggiorna, aggiorna, aggiorna, sono dentro, mi loggo e si frizza tutto! noooo ci risiamo, occhio al forum, tutti piantati, è come alla pima salita della novecolli ci arrivi con 40km/h di media e poi tutti oooooooh e piede a terra!

qualche forumendolo dice che è riuscito a preiscriversi, nel casino mi iscrivo due volte, 4 sessioni aperte su due pc, però è fatta, iscritto n.270, in 4h è tutto sold-out, bruciate 12.000 iscrizioni, solito incasso da paura, la novecolli riempe gli alberghi della riviera, portando 12.000 competitivi+1800 cicloturisti con famiglie al seguito.
arrivano  da tutta europa, pullman di ciclisti tedeschi col rimorchio per le biciclette, fiere nei giorni precedenti la gara e mille manifestazioni di contorno, una festa planetaria, basta partecipare una volta per tornarci tutti gli anni.

ci siamo, giorno prima della partenza, prole febbricitante, per la febbre!!!

solita gita a cesenatico a monte.

è da gennaio che ho in testa la novecolli, devo migliorare il mio tempo di 15 minuti,
alsataccia, 3:30 in piedi (2h prima della normale sveglia settimanale), giro al microonde per la pasta integrale cotta la sera prima, vestizione fulminea, cardio indossato, chip alla caviglia, carico la bici, alle 4:00 sono in strada, domenica, 11gradi, buio, non gira nessuno.

esco a rimini nord, al casello ci sono gruppetti di ciclisti fuori dalle loro auto, sulla statale vs cesenatico c’è un traffico da ora di punta, esco cautamente all’uscita prima, non devo far altro che seguire il flusso delle auto, arrivo in un mega parcheggio, sono le 5:00, c’è solo la luce gialla dei lampioni, auto con portelloni aperti, bici sul fianco, tutto procede con un silenzio mistico, vestizione, sfiati di pompe,  acqua nelle borracce, due mini barrette, due gel, un toast tagliato in due nella stagnola, tutto pronto, troppo buio per indossare gli occhiali da sole.

adesso non rimane che pedalare fino alla mia griglia gialla, basta immettersi nella marea continua di ciclisti che sono in strada, tutti vs un unica direzione, le griglie di partenza.
sembra di essere in una corrente oceanica guidati dall’istinto, trovo un gruppo con il numero giallo sulla schiena, seguo loro, mi fermo al canale scatto due foto, sono in griglia.

si parla tra vicini, io è la prima volta che vengo, la mia prima è stata dieci anni fa, oggi è l’anniversario della scomparsa di pantani, certo che la romagna, intanto i minuti passano, il tempo scorre, lo speaker romagnolo improvvisa nel suo inglese maccheronico  wiilcom wiilcom, goodde laakke, goodde laakke, un ciclista fora il copertone, sembra l’assessore cangini di zelig, mancano solo i saluti ad erminio-ottone !

sono le 6:00, si scalpita, ma lo start per la griglia gialla arriva alle 6:15, pochi istanti prima del via, il mio vicino di griglia, da fermo si sbilancia e mi cade addosso, niente di che, appoggia male il piede e si rompe la sua tacchetta della scarpa, un occhiata veloce, non vedo danni,  ormai ci siamo possiamo solo partire, è il punto di non ritorno, goodde laakke, goodde laakke,  inciampo, ogni volta che il tipo dice goodde laakke goodde laakke un ciclista muore!

passo sotto lo start, avvio il garmin, testa bassa, si vaaaaaa

pochi istanti, il garmin non rileva la cadenza della pedalata……..anche la distanza è ferma a 800mt……nooooo oggi ha deciso di smettere di funzionare.
spengo, resetto, riavvio, si viaggia ai 40km/h…..niente…niente….niente !!!!

avrò perso i magneti, penso.
un occhiata veloce, ci sono, anche il sensore è al suo posto, oggi non posso viaggiare senza il mio contagiri , basta mi fermo e controllo.
il sensore è spostato, non rileva il magnate della pedivella, è troppo distante,lo sposto e riparto….vedo la cadenza!
la distanza è invece piantata!!!! che palle, altra sosta, riallineo il sensore, la mia griglia è ormai quasi sfilata tutta, inutile buttarsi all’inseguimento e sprecare energie, mi piazzo al mio passo, sono in scia ad un drappello, si viaggia veloce, 28km di rettilineo ai 40km/h fissi, è un trasferimento, il garmin c’è, ho tutti i miei numerini in ordine, sono al sicuro, devo solo godermi la giornata e limare il quarto d’ora.

prima salita, si sale al passo di quelli che hai davanti, meglio ho una scusa per non strafare, siamo al 33°km, si scende e poi si sale di nuovo fino al 37°, dietro alla tabella porta numero attaccata sul manubrio ho l’altimetria del percorso, con i km ed i tempi del 2013, tutto sballato perché due soste ed un riavvio del garmin hanno traslato tutto di 2,5 km ed un paio di minuti.
al 37° dovevo arrivarci dopo 1:10h, il garmin segna 1:02h, bò, la strada scorre veloce, in discesa bisogna stare all’occhio, dita sui freni, tengo famija, la specialissima scorre oltre i 60km/h, solo a casa scopro di avere registrato la massima in discesa a 68km/h, in quei momenti meglio avere lo sguardo sulla strada e sui compagni di pedalata

c’è una fauna pazzesca, bici di ferro con soggetti strani, bici da cronometro, gente che tira rapporti disumani, si sente parlare inglese, tedesco, skilirò ipertatuato mi passa sulla sinistra in sella alla sua dosnoventa, non sembra neanche faticare.

tengo i battiti sotto controllo, non ha senso andare oltre la soglia in questa fase della gara, salgo agile del mio passo, è evidente come rispetto al 2013 sia più allenato, sono quasi sempre sulla sx in corsia di sorpasso, non sento la fatica, passo gente stravolta, a me viene voglia di fischiare, mi limito per non passare da sborone, la gente che viaggia forte è nelle griglia davanti alla mia.

metà gara, siamo al 60°, si scende e si risale fino al 66°, il tempo di riferimento è 2:22h, il garmin segna 2:07h non stò a fare i calcoli con i 2min persi, ma è evidente che oggi la bici scorre ed io sono soddisfatto, devo mantenere il vantaggio, 
un po’ di saliscendi e poi mi aspetta il barbotto all’86°, 4,5km con pendenza media 8,3% e strappetto all’ultimo km del 18%, mi godo il panorama collinare, i calanchi,  sempre con l’attenzione necessaria, la stanchezza si percepisce, ci siamo, ecco il barbotto, passo sul tappetino di inizio salita, il mio chip bippa, un occhio al garmin, segna 3:05, 29min è il tempo del 2013, devo fare meglio ma non posso farla a tutta, mi pianterei all’ultimo km.
le gambe frullano, i battiti sono alti, il fiato fa rumore, devo solo mantenere il passo.

si sale in un serpentone umano, qui non sei mai solo, c’è spazio se si hanno  le gambe per passare, ecco il cartello dell’ultimo km che avverte come una minaccia la pendenza massima del 18%, scatto una foto con l’iphone, a destra tutti quelli che si sono piantati a vanno su a piedi, piuttosto che mettere il piede a terra mi sparerei, che poi tutta sta tigna da dove sarà uscita, a qust’ora serei ingegnere altro che economista, vabbè questa è un’altra storia, ci siamo si sente il deejay che ci incita, ai lati della strada è pieno di gente che applaude neanche fossimo al giro d’Italia, sono in piedi sui pedali, si svetta, passo sul tappetino di fine salita, bip del chip ed il garmin segna 3:29 e rotti, 5 minuti recuperati, sono stravolto, musica a palla, urlo un vaffanculo e finalmente rialzo lo sguardo.

la strada sale ancora ma con pendenze più umane, devo arrivare al 100° e poi non ci saranno più salite di rilievo, tranne i due cavalcavia, si i due cavalcavia, quando ci arrivi con oltre 100km a palla sulle gambe i due cavalcavia finali sono un calvario

mi rimane mezza borraccia, devo rifornire, i ristori sono affollati come una sagra paesana, conosco una fontanella sul percorso dove rifornire senza fila, riempite le borracce si riparte.

mi serve un gruppo per stare in scia, ne provo diversi, tropo veloci, troppo lenti, i km passano, in discesa mi accorgo di essere molto prudente, quello che recupero in salita al gruppo lo perdo in discesa, vanno giù come pazzi, il mio quarto d’ora l’ho recuperato, sticazzi, arriva la pianura, sono in testa ad un gruppetto di disperati che non concede cambi, hanno i crampi, mi chiede il più coraggioso se può stare in scia, tranquillo gli dico, non mi fai faticare di più, vedo il lontananza un ciclista, mi accodo e si incazza e sbraita perché voleva stare in scia lui,  poco male mi alzo sui pedali e lo semino, mi aggancio ad un altro treno, finalmente posso rifiatare.

mancano pochi km, ci passa un gruppo di forsennati, ecco il gruppo con cui arriverò al traguardo, mi accodo, questi viaggiano veloci, ci siamo poche curve ed è finita, niente li perdo troppo veloci, ma ormai e fatta vedo il traguardo, sono sul lungomare, la gente applaude, ho vinto il mio quarto d’ora, fermo il garmin, mi arriva un sms dal servizio cronometraggio che mi comunica il tempo di 4:45h, sono strafelice, alla grigia blu però accedi con un 4:30h, vado a casa con l’obiettivo per il 2015 !!!

chiudo in 1796-esima posizione su 6290 partecipanti sul percorso da 130km
358-esimo di categoria (per età) su 979

non sono numeri spaventosi, ma sono i miei e me li sono sudati.




A.Einstein diceva : la vita è come andare in bicicletta, se vuoi stare in equilibrio devi muoverti.

secondo me la bicicletta è come la vita, se non ti sei ben preparato prima non hai la forza di vincere i tuoi limiti, le tue battaglie e la vita sceglierà per te, ma potrebbe non piacerti.

adesso posso dirlo, mi sono allenato per scendere migliorare di 30min, ma la mia soglia di soddisfazione era settata a -15min ! 

Elisa come sempre lo sapeva, mi prendo per il culo da solo!