mercoledì 27 luglio 2016

garmintrioseries - triathlon sprint senigallia


questa volta sono pronto e so cosa mi aspetta, ma ogni gara è una storia diversa

sono più agitato del solito, ho bisogno della musica per rimanere calmo, ho il battito alto

la giornata è magnifica, il mare è una tavola, sono in zona cambio preparo le mie cose e ripasso i movimenti che dovrò fare una volta uscito dall'acqua.

ci siamo, sfilano le batterie prima della mia, è il mio secondo triathlon, ho capito che è meglio partire in posizione defilata per evitare di essere travolto, per rimontare qualche posizione c'è sempre tempo.

start, si corre sull'acqua, questa volta senza muta, sono a mio agio, zero agitazione, sento la presa dell'acqua sotto le mani, sono nella mischia, sono tranquillo, nuoto, ho la percezione di andare veloce, bene, guardo le boe, una virata dopo l'altra, uscita dall'acqua, 13 minuti, mio record personale, dicevo che andavo veloce, le gambe non girano, devo arrivare in zona cambio.

casco, occhiali, scarpe, corro con la bici al mio fianco fino alla linea di fine zona cambio, in sella, giù le marce, adesso ci spariamo 20km come se non ci fosse un domani.

scia ammessa, ma mi piace tirare, la bici viaggia veloce, la strada sale sempre, poco, ma sempre, il passo arriva, chiudo la frazione di bici con i miei 37 di media.

bici sulla rastrelliera, cambio di scarpe, ho messo i lacci elastici per evitare di perdere tempo ad allacciare, si corre, primi passi a 4:40, buono, adesso devo solo mantenerlo.

5km di corsa, gambe meno imballate dell'ultima volta, riesco a confermare km dopo km il mio 4:40, provo a spingere, ne ho ancora, arrivo al traguardo, sono a metà classifica, ho ancora energie, la prossima volta spingerò di più, devo ancora capire fino a che punto il fisico può assecondare la mente,
grazie garmin, ormai sono rapito dalla multi disciplina, al prossimo triatlon!












La mia valorosa 2016 - la pioggia, come tutte le difficoltà, la noti solo quando distogli l'attenzione dall'obiettivo.


Lavalorosa è entrata di diritto tra i  mie appuntamenti annuali di rilievo.

quest’anno mi sono goduto la festa del giorno prima, bancarelle d’epoca, bici, vestiario, pezzi di ricambio, avrei comprato tutto, ma ho volutamente lasciato il portafogli a casa!

competizione, garmin, cadenza, strava, medie, sono parole prive d’importanza, oggi si festeggia l’anima più pura del ciclismo, la condivisione, la voglia di esserci.

la divisa e la viner del 1986 di mio padre attendono questo appuntamento per sgranchirsi e prendere aria.

arrivo di prima mattina, la piazza è gremita, auto con sportelli aperti , spille da balia per il numero sulla schiena, si sfoggiano telai in acciaio, ruote a basso profilo e completi di lana.

piove, mentre raggiungo la piazza mi dicono, che peccato questa pioggia vi rovinerà la giornata, ma guardi che noi siamo valorosi, checcefrega!

si parte ad andatura controllata, bastano le prime lievi salite per capire che si pedala su qualcosa che richiede rispetto e si devono prendere le misure coi rapporti, freni, guidabilità !

foto di gruppo al museo del balì, si riparte, gruppo compatto, primo mega ristoro in piazza a fossombrone, piove.

si procede verso il furlo, la pioggia è ormai parte della giornata non ci faccio più caso, sono più concentrato a far star la bici in strada, le misure le ho prese, in pianura si viaggia veloce, la velocità percepita è mostruosamente più alta di quella reale.

si arriva al secondo mega ristoro, si appoggiano le bici sotto gli alberi, si cerca un riparo, ma ormai siamo zuppi, si mangia, si attende che il gruppo si ricompatti e si riparte insieme

siamo al giro di boa, l’arrivo è al ristorante la greppia, la strada è lineare, mi diverto a spingere la bici oltre quanto dovrei, saranno i rapporti disumani ma le salitelle finiscono presto ed i quadricipiti sono in fiamme

gli incroci sono stoicamente presidiati da persone eccezionali , ringrazio ogni presidiante e punto verso la greppia.

i freni, pigri sull’asciutto, col bagnato oggi non assolvono alla loro funzione, il cambio genera rumoracci, speso cambia marcia in automatico, decide lui, posso solo adeguarmi e richiedere uno sforzo ulteriore alle gambe.

ultimi tratti ecco le  rastrelliere, musica dal vivo e buffet pazzesco, sarà pure la decima tappa del giro d’Italia, ma è anche un giro di tavola senza eguali.

organizzazione maestosa, non può filare tutto liscio, sotto una pioggia battente, non prevista dal nessun meteo, se alla base non ci sono mesi di preparazione, autorizzazioni, segnaletica, scorta, ristori, volontari, pachi gara.

oggi ho pedalato per oltre 75km su una bici di trenta anni fa , mi sento un valoroso anche per le condizioni avverse che hanno reso ancora più unica questa giornata, ma i veri valorosi sono gli organizzatori.
grazie di cuore, ci vediamo il prossimo anno, il giorno prima farò digiuno!
















photo by Laura Sandri

photo by Laura Sandri

giovedì 12 maggio 2016

Gli obiettivi sono sogni con una scadenza : il mio primo triatlon sprint, Challenge Rimini, #wearetriathlon.


Sabato 7 maggio, ore 6:00, gambe e braccia depilate, sacca pronta, solita colazione, questa volta però non è la solita granfondo, in macchina non carico solo la bici, ho con me la muta e le scarpe da corsa.
A14 deserta, direzione Rimini, il mio primo triathlon sprint, al Chalenge di Rimini.
Lavorando tutti i sabati e quasi tutte le domeniche, la mia partecipazione alle granfondo in bici è ormai quasi nulla.
Mattina presto corsa, a volte in pausa pranzo piscina, la bici è la più trascurata, ma è la parte che mi preoccupa di meno.
750mt nuoto in mare, 20km in bici, 5km di corsa, questi i numeri del triatlon sprint.
Sono pronto, ma non ho idea di cosa mi aspetta.
Zona cambio studiata su youtube, preparazione materiali e transizioni provate solo nella mia testa.
Arrivo, scarico la bici e raggiungo zaino in spalla la zona cambio sul lungomare.
Atmosfera bellissima, giornata magnifica, gran movimento di atleti, super fisici, bici pazzesche e ruote ad alto profilo, deejayset a palla, mi piace essere qui ed ora.
Mi scrivono col pennarello il mio numero di pettorale sul braccio sinistro e sulla gamba destra, è già una soddisfazione.
Rastrelliera, mi guardo intorno e faccio quello che fanno gli altri, aggancio la bici, ripongo i materiali alla sinistra della ruota anteriore, casco e pettorale agganciato sul manubrio, scarpe da bici in terra slacciate, e dietro, le scarpe da corsa, un gel, una barretta, la borraccia, è tutto pronto, la mia postazione sarà li ad attendermi all'uscita dall'acqua.
Metto la muta, mi dirigo in spiaggia ed aspetto la mia batteria, l’ultima.
C’è fermento, devo partire in posizione defilata per evitare problemi.
E' giunto il mio turno, passo sul tappeto, il chip che ho agganciato alla caviglia bippa, sono dentro, questo è il punto di non ritorno.
Raggiungo la linea di partenza in attesa dello start, ho i piedi sulla linea bianca, la posizione defilata è già stata dimenticata.
Start, si corre veloci, dietro ho una griglia che spinge, sento il fiato sul collo.
Corro fino a quando l’altezza dell’acqua me lo permette, ci siamo, mi tuffo, freddo, parecchio, acqua salata in gola, una tonnara, pazzesco, brutta sensazione, visibilità nulla, devo stare attento a non prendere calci da quelli davanti, dal fianco  arrivano bracciate, non sono preparato alla bagarre, tiro fuori la testa per orientarmi, provo a prendere il mio ritmo, mi concentro sul gesto, bracciata e respiro, bevo, bracciata e respiro, bevo, che casino, penso, rimani tranquillo, tra poco prendi la bici e poi corri, col cazzo che molli adesso.
Ci siamo, secondo giro di boa, si vede la spiaggia, altre bracciate, mi alzo, fermo il garmin, segna 16 minuti, buono, non avevo nessuna percezione di come stessi andando, sono soddisfatto, mi gira la testa.
Corsa lenta dalla spiaggia verso la zona cambio, sono scalzo, ma non sento sabbia, mattonato, niente, sono concentrato.
Inizio a sfilarmi la muta, arrivo alla rastrelliera, mi siedo in terra, metto calze e scarpe da bici, indosso il numero di pettorale sulla schiena e corro con la bici a mano fino alla fine della zona cambio.
Linea gialla, in sella, il freddo e l’acqua salata sono già un ricordo, adesso manubrio stretto,  testa bassa e produciamo endorfine.
Sono a mio agio, giù marce, agilità, sono a palla, raggiungo un gruppetto che viaggia veloce, mi accodo, rifiato, ci diamo il cambio, siamo sempre sui 40 orari, primo giro completato.
Il gruppo si sfalda, alcuni rientrano, era il loro ultimo giro, provo a mantenere la velocità in solitaria, scoppio poco dopo.
Vengo raggiunto da un altro gruppo, si accodano, si riparte col valzer dei cambi, i tre giri di bici passano veloci, ho spinto ma non sono esausto.
Si rientra, il garmin segna 35 minuti, quasi 37 di media.
Giù dalla bici, zona cambio, via il casco, il pettorale dalla schiena passa al torace, scarpe da corsa, linea gialla, start sul garmin.
Sono gli ultimi 5km, le gambe non girano, ho i polpacci inchiodati, vado a 5min al km, niente male.
Il mio obiettivo non è raggiungere e sorpassare, penso solo a mantenere il mio passo, a fare la mia corsa, sono già soddisfatto, mi godo ogni passo, ho lo sguardo alto, sono in modalità registrazione momenti piacevoli.
Al terzo km le gambe cominciano ad andare, scendo sotto i 5min al km, il deejayset spara la musica giusta, aumento il passo, ci siamo,  giro ed imbocco il rettilineo d’arrivo, eccomi sul tappeto rosso, fermo il garmin, segna 26 minuti, lo speaker mi saluta pronunciando il mio nome e cognome, la soddisfazione per aver preso parte a questa festa pazzesca è veramente tanta.
Grazie Challenge Rimini, ci rivedremo il prossimo anno, adesso punto un altro sogno con una scadenza, sempre multi disciplina, #wearetriathlon.