lunedì 27 luglio 2015

Le mie impressioni su : La Valorosa dei Borghi del Metauro – cicloturistica d’epoca del cicloclub Calcinelli

Fino alla sera prima non sapevo se avrei preso parte alla cicloturistica d’epoca.

Domenica mattina, in piedi alle 6:00, al momento di scegliere il completino lo sguardo  cade sulla vecchia maglia di ciclismo di mio padre, conservata con gli altri completi più recenti, il pensiero alla valorosa che si sarebbe tenuta quella mattina è stato fulmineo.

Indosso la maglia anni 80, un pantaloncino nero, la fascia cardio,il garmin  al polso e sono quasi d’epoca.

La bici originale di mio padre l’ho restaurata personalmente smontando fino all’ultima sfera dei mozzi delle ruote un paio di anni fa,  una viner in acciaio con rapporti disumani, corone 42x52 e sei pignoni sulla ruota posteriore.

Una spolverata veloce, una gonfiata ai tubolari, borraccia bianca neutra, olio sulla catena, action cam montata sotto al manubrio, inforco la bici e vado vs la piazza per l’iscrizione.

Senza casco mi sento nudo, senza guanti non so stare, le gabbiette ai piedi, le marce sul tubo obliquo, i freni pigri, eppure queste erano le biciclette di una volta, giusto 20 anni fa !

Arrivo in piazza, sembriamo teatranti in attesa dell’apertura del sipario, iscrizione e  pacco gara, distribuiscono crostata, ma non siamo neanche partiti, questo lasciava presagire già qualcosa.
Compro un berretto ed un paio di guanti allo stand bici epoca, moderni ma in stile eroico, scamosciati, in  tinta con la mia maglia.

 Sono cromaticamente pronto, mi inserisco in “griglia”, moto d’epoca borbottanti, scappamenti fumanti, drone che sorvola e bicicli ottocenteschi danno il via ad un serpentone colorato e festoso.
Si procede sulla flaminia, asfalto, rettilineo, la bici dritta alla fine scorre, andatura controllata, si chiacchiera e si sbirciano le bici ed i completini dei vicini di pedalata.

Svolta per cartoceto, la strada sale, marce agili non ce ne sono, c’è poco da fare, bisogna spingere sui pedali.

Strade sconnesse, buche, prime asperità, fino all’incontro dello sterrato, follia, brecciolino, strade bianche su una bici da corsa che a fatica sta in strada sull’asfalto, sono in equilibrio sulle uova, mani sui freni, non c’è aria di competizione, si sale in silenzio, ognuno coi suoi problemi, gli unici rumori sono le grattate dei cambi che a volte si impuntano e ti costringono a scendere per continuare la salita a piedi.

Arriviamo alla prima sosta, al Balì, un bellissimo pratone che si popola piano piano che sopraggiungono tutti, il tempo di rifiatare, fare foto ed attendere che il gruppo si ricompatti e si riparte.

 Discesa, pendenze  a doppia cifra nella parte iniziale, non riesco a capire se sono più  in difficoltà sulle salite sterrate o in discesa.

I freni mordono i cerchi, ma per quanta forza  impieghi  sulle leve, la bici e come se scegliesse lei la l’andatura, si va giù a velocità  controllata ,dalla bici,  fino a che la strada spiana con pendenze normali e finalmente posso lasciarla correre .

Ho l’impressione di andare comunque sempre troppo forte per come mi sento in sella.

La sofferenza è la compagna di queste prime ore.

Arriva il primo ristoro, su un monte, e vorrei vedere a furia di salire, vista splendida,  ristoro come se fosse il pasta party finale, faccio un giro nella  trattoria  che rifornisce i tavoli, una bomboniera, ci tornerò sicuramente a cena.

Per l’occasione è stato acceso il forno a legna del borgo, escono pizze meravigliose, verrebbe voglia di rimanere tutta la giornata.

Ormai sono arrivati anche gli ultimi, spingono bici monomarcia, pesantissime, credo dei primi del 1900.

Il tempo di ricompattare il variopinto gruppo e si riparte, discesa e poi tratti vallonati, fino al prossimo sterrato.  


Ultimo strappo sterrato ed arriviamo al ristoro finale, rastrelliera per le bici, tutti in fila indiana per la medaglia al collo e la foto ricordo, una fontana, acqua in testa, sono le 12:30 il sole picchia, metto a fuoco la location, una cantina bellissima, vigne tra i prati curati, un buffet da matrimonio, musica dal vivo, ragazze in costume d’epoca, danze e gente seduta sui prati che si ristora.

Sembra di essere in un quadro vivente dell’800.

Una giornata di ciclismo senza la competizione a cui la bicicletta mi ha abituato, solo la voglia di partecipare ad una rappresentazione in maschera di un ciclismo passato per riscoprire  la fatica genuina di un tempo, l’appagamento però è più che mai  attuale e sicuramente questa sarà una manifestazione che fisserò sul calendario anno dopo anno.

questa domenica pedalando nel passato ho visto il futuro del mio ciclismo.












qualche scatto.

https://www.flickr.com/photos/valeriovannicola/sets/72157654044076544