Fino alla sera prima non sapevo se avrei preso parte alla
cicloturistica d’epoca.
Domenica mattina, in piedi alle 6:00, al momento di
scegliere il completino lo sguardo cade
sulla vecchia maglia di ciclismo di mio padre, conservata con gli altri
completi più recenti, il pensiero alla valorosa che si sarebbe tenuta quella
mattina è stato fulmineo.
Indosso la maglia anni 80, un pantaloncino nero, la fascia cardio,il
garmin al polso e sono quasi d’epoca.
La bici originale di mio padre l’ho restaurata personalmente
smontando fino all’ultima sfera dei mozzi delle ruote un paio di anni fa, una viner in acciaio con rapporti disumani, corone
42x52 e sei pignoni sulla ruota posteriore.
Una spolverata veloce, una gonfiata ai tubolari, borraccia
bianca neutra, olio sulla catena, action cam montata sotto al manubrio, inforco
la bici e vado vs la piazza per l’iscrizione.
Senza casco mi sento nudo, senza guanti non so stare, le
gabbiette ai piedi, le marce sul tubo obliquo, i freni pigri, eppure queste
erano le biciclette di una volta, giusto 20 anni fa !
Arrivo in piazza, sembriamo teatranti in attesa
dell’apertura del sipario, iscrizione e pacco
gara, distribuiscono crostata, ma non siamo neanche partiti, questo lasciava
presagire già qualcosa.
Compro un berretto ed un paio di guanti allo stand bici
epoca, moderni ma in stile eroico, scamosciati, in tinta con la mia maglia.
Sono cromaticamente pronto,
mi inserisco in “griglia”, moto d’epoca borbottanti, scappamenti fumanti, drone
che sorvola e bicicli ottocenteschi danno il via ad un serpentone colorato e
festoso.
Si procede sulla flaminia, asfalto, rettilineo, la bici
dritta alla fine scorre, andatura controllata, si chiacchiera e si sbirciano le
bici ed i completini dei vicini di pedalata.
Svolta per cartoceto, la strada sale, marce agili non ce ne
sono, c’è poco da fare, bisogna spingere sui pedali.
Strade sconnesse, buche, prime asperità, fino all’incontro
dello sterrato, follia, brecciolino, strade bianche su una bici da corsa che a
fatica sta in strada sull’asfalto, sono in equilibrio sulle uova, mani sui
freni, non c’è aria di competizione, si sale in silenzio, ognuno coi suoi
problemi, gli unici rumori sono le grattate dei cambi che a volte si impuntano
e ti costringono a scendere per continuare la salita a piedi.
Arriviamo alla prima sosta, al Balì, un bellissimo pratone
che si popola piano piano che sopraggiungono tutti, il tempo di rifiatare, fare
foto ed attendere che il gruppo si ricompatti e si riparte.
Discesa,
pendenze a doppia cifra nella parte
iniziale, non riesco a capire se sono più in difficoltà sulle salite sterrate o in
discesa.
I freni mordono i cerchi, ma per quanta forza impieghi sulle leve, la bici e come se scegliesse lei
la l’andatura, si va giù a velocità
controllata ,dalla bici, fino a
che la strada spiana con pendenze normali e finalmente posso lasciarla correre .
Ho l’impressione di andare comunque sempre troppo forte per
come mi sento in sella.
La sofferenza è la compagna di queste prime ore.
Arriva il primo ristoro, su un monte, e vorrei vedere a
furia di salire, vista splendida, ristoro come se fosse il pasta party finale, faccio
un giro nella trattoria che rifornisce i tavoli, una bomboniera, ci
tornerò sicuramente a cena.
Per l’occasione è stato acceso il forno a legna del borgo,
escono pizze meravigliose, verrebbe voglia di rimanere tutta la giornata.
Ormai sono arrivati anche gli ultimi, spingono bici
monomarcia, pesantissime, credo dei primi del 1900.
Il tempo di ricompattare il variopinto gruppo e si riparte,
discesa e poi tratti vallonati, fino al prossimo sterrato.
Ultimo strappo sterrato ed arriviamo al ristoro finale, rastrelliera per le bici, tutti
in fila indiana per la medaglia al collo e la foto ricordo, una fontana, acqua
in testa, sono le 12:30 il sole picchia, metto a fuoco la location, una cantina
bellissima, vigne tra i prati curati, un buffet da matrimonio, musica dal vivo,
ragazze in costume d’epoca, danze e gente seduta sui prati che si ristora.
Sembra di essere in un quadro vivente dell’800.
Una giornata di ciclismo senza la
competizione a cui la bicicletta mi ha abituato, solo la voglia di partecipare
ad una rappresentazione in maschera di un ciclismo passato per riscoprire la fatica genuina di un tempo, l’appagamento
però è più che mai attuale e sicuramente
questa sarà una manifestazione che fisserò sul calendario anno dopo anno.